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La nonviolenza di Leone XIV

       "Per tre volte ha voluto richiamare ed insistere sul concetto di nonviolenza. Il Pontificato di Papa Leone si è aperto nel segno della ricerca di vie di pace: “c’è troppa violenza nel mondo, nelle società”. In continuità con Papa Francesco, la scelta della nonviolenza viene indicata come strada privilegiata e ineludibile: - “La nonviolenza come metodo e stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, relazioni, azioni” è il primo passo che Leone ci invita a fare; - “I giovani hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento” è la seconda motivazione che ci viene offerta; - “Quando coloro che hanno subito ingiustizia e violenza sanno resistere alla tentazione della vendetta, diventano i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace” è il terzo fondamento di questo percorso di pensiero e azione. Oggi chi resiste alla tentazione della violenza, a Gaza come in Ucraina, tra le vittime dell’ingiusta occupazione e...

l'Europa, la guerra, la pace: il pensiero di Aldo Capitini

         “Una prova della difficoltà o impossibilità da parte del riformismo e dell’autoritarismo di formare il ‘nuovo uomo’ è nel fatto che l’uno o l’altro sono disposti ad usare lo strumento guerra. Si sa che cosa significa, oggi specialmente, la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la strage di innocenti e di estranei, l’involuzione dell’educazione democratica e aperta, la riduzione della libertà e il soffocamento di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell’efficienza distruttiva al controllo dal basso.
Tanta è la forza spietata che la decisione bellica mette in moto, che essa viene ad assomigliare ad una delle terribili manifestazioni della ‘natura’, le più assurde e crudeli e spietate, e certamente ora la supera in numero di vittime. 
      È difficile pensare che la natura possa distruggere in pochi minuti tante persone quante ne distrusse la bomba atomica a Hiroshima, riducendone alcune in una semplice traccia segnata sul muro. E quella bomba era di forza molto modesta rispetto alle bombe attuali…
Il rifiuto della guerra è perciò la condizione preliminare per parlare di un orientamento diverso, e se vediamo l’antitesi tra la natura come forza e la compresenza come unità amore, è chiaro che la guerra aggrava la natura, la sorpassa nella sua distruttività, nella sua spietatezza rispetto ai singoli esseri, alla cui attenzione la compresenza richiama costantemente…
     L’esercito si pone come sostegno dell’imperio o potere assoluto centrale, e perciò va rifiutato dalla radice, per un rinnovamento profondo.
La trasformazione in nazione armata, a parte la sua inattualità, non toglie la mentalità militaristica, che può darsi suoi organi di pressione e di potere. Per una posizione di nonviolenza è da generalizzare l’insegnamento delle tecniche della nonviolenza, addestrando tutti a saperle usare e fornendo loro i mezzi necessari: tali tecniche possono valere per le trasformazioni, o rivoluzioni, interne o per l’eventuale lotta contro invasori. Perciò il rifiuto assoluto della guerra e della guerriglia, e della tortura e del terrorismo (che accompagnano la guerra e la guerriglia), è il punto di partenza, la svolta, la condizione assoluta di una nuova impostazione del potere: l’onnicrazia (termine credo coniato da Capitini che significa: il potere di tutti)  autentica comincia da quel rifiuto, perché non elimina nessun avversario e dà vita permanente ai due preziosi strumenti che sono le assemblee e l’opinione pubblica.
     La ragione del pacifismo integrale non è soltanto il fatto evidente che la guerra, una volta accettata, conduce a tali delitti e a tali stragi, specialmente oggi, che è assurdo presumere di farla e poterla contenere (…).
     È chiaro che bisogna arrivare a moltitudini che rifiutino la guerra, che blocchino con le tecniche nonviolente il potere che voglia imporre la guerra. L’Europa ha sofferto per non aver avuto queste moltitudini di dissidenza assoluta, es. riguardo al potere dei fascisti e dei nazisti. L’onnicrazia deve prender corpo anche in questo modo: nella capacità di impedire dal basso le oppressioni e gli sfruttamenti; ma questa capacità delle moltitudini ha il suo collaudo nel rifiuto della guerra, intimando un altro corso nella storia del mondo.”

Il potere di tutti, Firenze 1969, 
citato in Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Ed.Cultura della Pace, Fiesole, pp.174-175, 181

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