"Nel settembre 2023 dopo più di un anno di guerra in Ucraina, ci chiedevamo se la nonviolenza, con il suo patrimonio ideale, culturale e scientifico potesse essere messa in campo per interrompere quella guerra che aveva già causato più di 500.000 morti, distrutto città, danneggiato gli habitat, inquinato l'acqua, l'aria e il suolo, consolidando sentimenti di odio e disperazione tra le popolazioni. I nostri amici della Casa dell'Arca di Catania, Tito e Nella, erano già stati in Ucraina con la Carovana di Stop the War Now e avevano potuto vedere quel conflitto un po' più dal di dentro. Al loro ritorno, con una diversa consapevolezza, quelle domande restavano senza risposta. Ci chiedevamo perché la società civile locale e internazionale, che pure si è mobilitata, non avesse prodotto - dobbiamo riconoscerlo - azioni capaci di aprire varchi concreti e visibili di soluzione del conflitto.
Il rischio incombente di una svolta nucleare, che non si è mai spento in questi anni, ci ha fatto ritornare ad un testo del fondatore dell'Arca, Lanza del Vasto, che già negli anni '60, parlava, in un piccolo libro, De la Bombe, (traduzione italiana Le due Potenze, La Meridiana, 2022) della doppia eredità del secolo scorso dove alla tragica potenza della bomba atomica si apriva la grande speranza della nonviolenza gandhiana che riuscì a fronteggiare con successo il più grande impero coloniale di inizio secolo. In tutti questi anni si è invocata la via della diplomazia. È bene che questa via sia perseguita, ma, come disse poco prima di morire il pastore valdese Paolo Ricca, auspicando la nascita di palestre di nonviolenza, "la diplomazia è importante, ma non è riuscita a impedire le guerre", aggiungendo che ciò può essere ottenuto solo da un corpo di pace che è qualcos'altro che un corpo diplomatico.

Il nostro paese ha una tradizione nonviolenta che è riuscita a raggiungere anche importanti traguardi normativi come il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, l'istituzione del servizio civile e ancor di più il riconoscimento di quest'ultimo quale forma non armata di difesa (vedi l'art. 1 comma 1 del d.lgs. n. 77 del 2002 che considera il “servizio civile nazionale quale modalità operativa concorrente ed alternativa alla difesa dello Stato, con mezzi ed attività non militari”). Traguardi sanciti da sentenze della Corte Costituzionale che ha in più occasioni affermato che il dovere di difesa della Patria sancito dall'art. 52 della Costituzione può essere assolto anche attraverso forme non armate. Altrettanto importante è stata in Italia l'istituzione, in via sperimentale, di un contingente di corpi civili di pace destinato alla sperimentazione di azioni nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale. Questa stessa proposta è sostenuta, a livello europeo, dal MEAN (Movimento Europeo di Azione Nonviolenta) e da alcuni europarlamentari che hanno proposto l’istituzione di corpi civili di pace europei.
Se questo 2025 vedrà forse, per la prima volta, una forza militare europea è giunto il momento di costituire un analogo contingente possa intervenire nelle zone di conflitto con mezzi nonviolenti.
Il conflitto in Ucraina e quello altrettanto tragico in terra palestinese, ci hanno messi di fronte anche alla nostra impreparazione e a un ritardo culturale certamente intrecciato ad una involuzione politica che ha altre cause e della quale non possiamo assumerci per intero la responsabilità. Ma, ci siamo detti, dobbiamo fare presto e bene la nostra piccola parte!
Abbiamo approfondito questi temi dentro la nostra Comunità e ci siamo resi conto che questo disorientamento si è accumulato negli anni anche a causa della perdita del valore nonviolento del servizio civile, che ancora oggi è definito nel nostro ordinamento come "finalizzato, ai sensi degli articoli 52, primo comma e 11 della Costituzione, alla difesa non armata e nonviolenta della Patria"
Tutti sappiamo che a causa della sospensione della leva obbligatoria (2005), troppo velocemente accolta come la liberazione da un inutile fardello, i giovani non sono più "chiamati" in alcun modo a porsi il problema della difesa, della tragicità della guerra e delle sue possibili alternative.
Il servizio civile si è trasformato purtroppo in forme di tirocinio pre-lavorativo, sia pure in ambiti sociali importanti, perdendo però il senso politico e le ragioni della sua stessa istituzione. Da una indagine di qualche anno fa risultava che solo il 4,5% dei servizio-civilisti dichiarava di aver fatto questa scelta per promuovere i valori della pace e della difesa non armata.
Che fare allora in questa situazione? Tre sono gli ambiti di impegno che, come Comunità dell’Arca, abbiamo scelto di perseguire.
1. Rilanciare la proposta, rivolta a tutti cittadini italiani (uomini e donne, giovani e anziani) contrari alla guerra e agli eserciti, a dichiararsi obiettori di coscienza, aderendo alla Campagna Obiezione alla guerra del Movimento Nonviolento. Come Responsabili della Comunità dell'Arca abbiamo poi avviato una serie di contatti con vari movimenti e con lo stesso Movimento Nonviolento, affinchè questa campagna sia maggiormente diffusa e sostenuta. Per questo abbiamo curato un Opuscolo sul tema dell'obiezione di coscienza che, diventerà presto un libro edito dal Centro Gandhi di Pisa.
2. Il secondo impegno, che per noi inizia dalla Sicilia, è quello della formazione. Dicevamo che sul tema della Difesa e sulle alternative nonviolente alla Difesa militare ci siamo sentiti impreparati. È anche per questo che spesso la proposta nonviolenta non è credibile. Accanto allora alle spinte sul versante istituzionale che ha disatteso il compito di istituire la Difesa civile nonviolenta, addestrando i cittadini a questa funzione, abbiamo pensato che avremmo dovuto "rimboccarci le maniche". Abbiamo scritto allora una lettera a tanti amici. Si è aperto un percorso, durato un anno e mezzo scaturito nella creazione dell' Officina Siciliana di Nonviolenza che ha preso il via il 15 marzo di quest'anno (le iscrizioni sono ancora aperte). Sette seminari di una giornata sui temi base della nonviolenza: Il concetto di conflitto e le forme nonviolente di risoluzione, la comunicazione nonviolenta, la presa di decisioni, il femminismo e il suo contributo alla nonviolenza, i casi storici di risoluzione nonviolenta dei conflitti, le esperienze storiche e le principali figure della nonviolenza, le esperienze e le pratiche di nonviolenza oggi. Decisivo in questo percorso l'amicizia e la sinergia con il Centro palermitano del Movimento Nonviolento.
3. Apprendiamo con gioia che il fronte della formazione è stato scelto in altri contesti. Negli stessi mesi è stata istituito a Roma, da Pax Christi International, l’Istituto cattolico per la nonviolenza e, a Verona, la Scuola di pace e nonviolenza promossa dalla Diocesi, dal Movimento Nonviolento e dalla Fondazione Toniolo. Tanti altri tasselli per radicarci nei nostri valori e imparare ancora. La speranza e l'impegno per costruire unità, riconnettendo le diverse anime della nonviolenza italiana, in quella convivialità delle differenze cara a Don Tonino Bello è la terza direzione che, come Comunità dell'Arca, stiamo cercando di perseguire e che riteniamo improrogabile e decisiva in questi tempi difficili."
Enzo Sanfilippo e Maria Albanese, Responsabili per l'Italia della Comunità dell'Arca
Questo articolo è stato pubblicato nel n.4/2025 della rivista Mosaico di Pace, promossa da Pax Christi; lo riproduciamo nel nostro blog su consenso degli autori.
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