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A scuola di nonviolenza...

              Ne era stata notizia qui.        Il percorso formativo è iniziato a fine ottobre e si è concluso a marzo.      Gli studenti hanno partecipato con costanza e interesse presentando elaborati creativi. Sono stati premiati con una borsa di studio il 22 marzo 2023.  Ecco qualche foto: 

Testimonianze Carovana di Pace in Ucraina (sett/ott. 2022)

Manifestazione per la Pace a Verona - Ottobre 2022
        "Siamo andati in Ucraina con la IV Carovana per la pace Stop the war now, un cartello di 175 associazioni e movimenti per la pace. Questa carovana, dal 26/9 al 3/10, è stata coordinata dal Movimento Nonviolento e da Un ponte per… con un preciso obiettivo: non solo portare aiuti umanitari ma anche incontrare il movimento pacifista ucraino, gli obiettori di coscienza al servizio militare in Ucraina, e gli attivisti e le attiviste per la pace che, con una voce minoritaria ma potente, stanno dicendo no alla guerra ma sì alla difesa del proprio territorio senz’armi. 
      Alcuni di noi sono partiti da Verona, altri da Napoli, da Roma, da Bari, da Firenze e da Milano. C’è stata una grande mobilitazione nazionale da questo punto di vista. 
    Trovatici in Romania siamo partiti nuovamente alla volta dell’Ucraina e lì abbiamo raggiungo la città, polo universitario, di Chernivtsi, dove abbiamo consegnato gli aiuti. 
     Con i nostri 4 mezzi che componevano la carovana abbiamo portato con noi tre metri cubi di aiuti, principalmente vestiario pesante e beni di prima necessità per la popolazione afflitta e per gli sfollati interni. Siamo stati fortemente aiutati dall’università di Chernivtsi che funge proprio da snodo e da polo logistico per il continuo approvvigionamento degli aiuti in tutta la regione.
All’Università si è svolto un importante seminario dal titolo “Immaginare la pace in tempo di guerra”. È stata la prima conferenza di pace dall’invasione russa all’Ucraina, cui hanno preso parte più di 100 studenti e docenti ucraini di diversi indirizzi: Giurisprudenza, Giornalismo, Storia e altri ancora. È stato un forte evento simbolico che speriamo possa dare frutti anche in futuro, per esempio ci siamo salutati pensando a un corso universitario di studi per la pace da avviare in Ucraina in partnership con i corsi analoghi presenti in oltre sessanta università italiane, affinché la nostra non sia stata una visita che si chiude nel momento stesso in cui si compie ma l’inizio di una relazione reale di scambio reciproco. 
      A Kiev abbiamo fatto uno degli incontri più importanti per il nostro obiettivo politico, quello con il movimento degli obiettori di coscienza ucraini. Erano presenti il nostro amico Yuri Sheliazhenko, l’obiettore di coscienza Sergej e l’attivista Katia di fronte alla statua del Mahatma Gandhi, donata dall’India nel giardino “Oasi della pace” di Kiev. Il momento è stato davvero fondamentale, importante e toccante per tutti noi. Poterli incontrare, sentire direttamente dalle loro voci il loro impegno, la loro forza, la loro difficoltà, e d’altro canto tutta la loro emozione per il sostegno che ricevono da parte nostra, capire quanto hanno bisogno di essere sostenuti. Di averci vicini per poter veicolare il loro messaggio e non sentirsi soli. Sentirsi appoggiati, aiutati, accolti e ascoltati. 
       A Kiev abbiamo incontrato anche l’ambasciatore italiano, il nunzio apostolico, i sindacati e diverse associazioni, tra queste il Consiglio nazionale giovani ucraino. Con tutti loro abbiamo sperimentato quello che per noi sarebbe una delle possibili soluzioni al conflitto: la diplomazia popolare dal basso.
Nessuno merita la guerra. Il primo obiettivo è il cessate il fuoco. Solo questo potrà aprire dei veri negoziati, che dal basso possano costruire la premessa per una pace giusta
      In Ucraina come in Russia il diritto all’obiezione di coscienza è riconosciuto nelle carte costituzionali ma non è stato mai pienamente applicato. 
Il movimento degli obiettori di coscienza russi sta facendo un grande lavoro per far firmare a più giovani possibili il rifiuto della coscrizione. Tantissimi non vogliono andare al fronte. Sono loro i nostri interlocutori di pace per i negoziati: i disertori, i renitenti alla leva, gli obiettori. 
     Anche in Ucraina la situazione è difficilissima. Già dal 2014 solo per motivi religiosi era riconosciuta la possibilità di obiettare, ma adesso con la legge marziale al rifiuto di combattere seguono altre accuse, quella di tradimento della patria, quella di essere spie russe. Questo è il caso del giornalista Ruslan, riconosciuto prigioniero di coscienza da Amnesty International. Ha trascorso tantissimi giorni in carcere e oggi per fortuna è in Europa. Il nostro impegno è stato anche portare fondi a loro per pagare le spese legali, offrire il nostro appoggio e sviluppare in tutta Europa, dunque anche in Italia, una campagna per accogliere e riconoscere lo status di rifugiati ai giovani russi e ucraini che non vogliono combattere. 
      Tra loro stanno già collaborando, con tutte le difficoltà che possiamo immaginare, interne al loro paese e nel rapporto con l’altra comunità. Sono forse gli unici russi e ucraini in questo momento a mantenere viva la loro comunicazione, ed è da loro che dovremmo imparare."

Testimonianza della Carovana per la pace Stop the war now in Ucraina
a cura di Caterina Del Torto, Daniele Quilli e Daniele Taurino, Movimento Nonviolento

La Campagna europea, e quindi anche italiana, per richiedere l’accoglienza e lo status di rifugiati agli obiettori russi e ucraini è presente sui siti di diverse organizzazioni per la pace e può essere firmata in rete. Infine, dall’inizio della guerra il Movimento Nonviolento pubblica su www.azionenonviolenta.it le informazioni e le storie sugli obiettori di coscienza delle due parti per far comprendere che non tutta la popolazione vuole combattere. Certo non in Russia, come i media ci hanno mostrato, ma neppure in Ucraina dove, come abbiamo potuto ascoltare dalla testimonianza, tante persone pur amando il loro paese non sono disposte a imbracciare le armi. A ciascuno di noi l’invito a conoscere le loro storie e a proporle ad altri. Possiamo farlo semplicemente con i mezzi che abbiamo, attraverso chat, social, mail, e nel dialogo diretto con le persone che abbiamo accanto. È un sostegno che quei giovani ci chiedono, ne hanno molto bisogno, e noi possiamo farlo. 

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