Comunicato Rete Italiana Pace e Disarmo su Global Sumud Flotilla
Come Rete Italiana Pace Disarmo e Sbilanciamoci siamo allarmati ed esprimiamo forte preoccupazione per le notizie che arrivano dalla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla: ancora in acque internazionali è già sotto attacco di droni e provocazioni da parte di “soggetti non identificati”, ma che sappiamo rispondere alle volontà del governo israeliano il quale ha ripetutamente dichiarato di considerare questa missione umanitaria e nonviolenta come un’azione terroristica (e che come tale sarà trattata).
Siamo al paradosso: chi porta assistenza e cura alla popolazione civile sotto assedio ed affamata è terrorista, mentre chi compie pulizia etnica, crimini di guerra, azioni genocidarie, bombardamenti a tappeto, tenendo in trappola una intera popolazione, s’impone come tutore della legge. La Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha bollato come “irresponsabili” gli uomini e le donne della Freedom Sumud Flotilla, sostenendo che vi sono altre vie più sicure per portare gli aiuti alla popolazione di Gaza . Si è spinta fino a sostenere che gli aiuti arriverebbero a Gaza tramite il governo italiano “in sicurezza e in poche ore”. Se è vero quello che afferma la Presidente del Consiglio deve spiegare per quale motivo centinaia di TIR di aiuti, moltissimi anche della cooperazione italiana ed europea, stanno marcendo sotto il sole da mesi davanti ai valichi per al Stiscia bloccati ermeticamente dall’esercito Israeliano? La Presidente del Consiglio è a conoscenza del perché l’Onu ha dichiarato la carestia a Gaza? Pensa forse che sia per qualche grandinata o per qualche fenomeno atmosferico avverso? La carestia a Gaza è provocata intenzionalmente da Israele che usa la fame, la sete, l’inaccessibilità a medicinali salva vita come strumenti di guerra contro la popolazione palestinese. La chiusura dei varchi, così come del porto di Gaza, non solo sono illegali ma rappresentano dei crimini contro l’umanità che il Governo italiano dovrebbe denunciare con forza.
E’ l’inerzia e la complicità anche dei governi dell’Unione Europea che spinge uomini e donne di 44 paesi differenti a non rimanere sul divano ad assistere ad un genocidio ma a scegliere di andare per mare per far si che il mondo apra gli occhi su questa tragedia.
Il Governo italiano deve per questo assicurare protezione diplomatica ai cittadini italiani presenti sulle imbarcazioni verso Gaza. Deve agire con tempestività nei confronti del governo israeliano con tutti gli strumenti che corrispondono ad uno Stato che si fonda sul rispetto dei diritti umani, della legalità internazionale e del ripudio della guerra: imponendo sanzioni e sospendendo accordi e compra-vendita di sistemi d’arma e di sicurezza con Israele fino a quando non sarà rispettato il diritto umanitario ed internazionale. L’Italia deve inoltre riconoscere lo Stato di Palestina, un atto politico dovuto, senza porre condizioni e per un rapporto paritario tra Stati nel seno delle Nazioni Unite.
Noi continueremo a mobilitarci per rompere l’embargo umanitario ed il cessate il fuoco a Gaza, per la liberazione di ostaggi e prigionieri, per la fine dell’occupazione della Palestina, per costruire pace giusta e sicurezza comune, per il pieno rispetto del diritto umanitario ed internazionale. Per questo ci sentiamo “equipaggio di terra” della Flotilla e non saremo complici di nuovi crimini e nuove violenze: non staremo in silenzio e non rimarremo chiusi in casa.
Invitiamo a partecipare a tutti gli appuntamenti già programmati in questa prospettiva: la Carovana “Peace at Work”, l’Assemblea della campagna StopRearmEurope (27 settembre), l’Onu dei Popoli e la Marcia per la pace Perugi-Assisi (9-12 Ottobre). Pronti a promuovere nuove iniziative e scioperi a sostegno della mobilitazione permanente in caso di blocco ed attacco alla missione della Flotilla.
(da qui)
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