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Lettera aperta all'onorevole Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo

      Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,       so bene che scrivere lettere alle alte cariche istituzionali è cosa il più delle volte del tutto inutile, poichè è  ben difficile che quelle lettere raggiungano effettivamente il destinatario.     Ma il suo compianto predecessore, l'on. David Sassoli, qualche anno fa ebbe la bontà di accogliere quanto con una lettera gli proponevo (e la sua conseguente iniziativa ebbe esito infine positivo), e quindi non è detto che il miracolo non possa ripetersi. Le scrivo quindi per segnalarle l'appello "per la pace nel cuore d'Europa", promosso da illustri personalità  come il missionario padre Alex Zanotelli e come l'on. Luisa Morgantini già vicepresidente del Parlamento Europeo, e sottoscritto da un gran numero di persone amiche della nonviolenza, associazioni democratiche e movimenti della società civile. In sostanza quell'appello chiede un impegno immediato e corale ...

Ucraina, al posto delle armi

     Per chi, al novantacinquesimo giorno di guerra in Ucraina (29 maggio), con cumuli di morti, di feriti, di macerie e danni ambientali come unico risultato, continua a credere all’opportunità dell’invio di armi all’Ucraina e, affermando che “senza le nostre armi agli ucraini, Putin si sarebbe già impadronito di tutto il Paese”, chiede “Che cosa proponete come alternativa alle armi in grado di fermare, concretamente e immediatamente, l’aggressione?”, ecco alcune alternative (cumulabili o no), appunto concrete e immediate, fondate su nozioni pratiche della nonviolenza:

1. Rifiuto irreversibile di entrata dell’Ucraina (e di Svezia e Finlandia) nella Nato e processo davanti al Tribunale Penale Internazionale di tutti gli ucraini accusati di crimini nazisti (ASCOLTO DEI BISOGNI DELL’AGGRESSORE – la seconda cosa dovrebbe essere un’esigenza anche ‘nostra’);

2. Gemellaggi tra associazioni culturali, sportive, Scuole, Università europee e loro omologhe ucraine e russe e creazione o evidenziazione di esperienze di amicizia e affetti ad ogni livello tra ucraini e russi (RETE DI SOLIDARIETA’ E DIPLOMAZIA DAL BASSO);

3. Rinuncia totale al gas russo il cui acquisto da parte nostra di fatto sostiene la guerra di Putin: tale rinuncia, se  da un lato comporta problemi energetici per il nostro Paese, da un altro costituisce al contempo un’occasione per ridurre il consumo delle risorse non rinnovabili e ristrutturare gli stili di vita in senso ecosostenibile, nonché, nella misura in cui si determinasse una crisi economica, per mettere in atto politiche di redistribuzione sociale dei redditi (NONCOLLABORAZIONE, ECOLOGIA E GIUSTIZIA SOCIALE);

4. Non abbandono delle ambasciate dei Paesi stranieri in Ucraina ma anzi loro disseminazione su tutto il territorio ucraino: farebbero da scudo internazionale (CREATIVITA’ E NON ACCETTAZIONE DEL CONTESTO PROPOSTO DALL’AGGRESSORE);

5. Interposizione di migliaia di civili non armati in territorio ucraino – nell’imminenza del 24 febbraio o immediatamente dopo si poteva lanciare anche un “turismo di pace” in Ucraina (INTERPOSIZIONE CIVILE DISARMATA). Anche se non si tratta esattamente di un’interposizione, è da segnalare che il MEAN (Movimento Europeo di Azione Nonviolenta) sta organizzando per l’11 luglio una manifestazione di massa di migliaia di civili europei in Ucraina, che si realizzerà se avrà almeno 5.000 partecipanti (per ulteriori informazioni projectmean.it);

(continua su Pressenza )

                                                                                                                      Andrea Cozzo

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