La mattina del 4 novembre, a Palermo, a Piazza Vittorio Veneto, alcune persone aderenti o simpatizzanti al Movimento Nonviolento italiano sono state presenti, individualmente, all’alzabandiera e alla cerimonia in occasione della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate. Alcuni hanno portato con sé la bandiera del Movimento Nonviolento, altri cartelli con le scritte: “Restiamo umani: la Pace si fa con la nonviolenza e non con le armi da guerra” e “In vista della Pace, gli eserciti sono il problema e non la soluzione”.
Membri delle Forze dell’ordine sono immediatamente intervenuti intimando ai singoli di non mostrare i cartelli e le bandiere. Si è a questo punto aperta una discussione con gli agenti in merito alla legittimità dell’espressione di pensiero dei singoli, discussione che con alcuni agenti è stata più brusca, mentre con altri si è intavolata una dialettica pacata sui temi della guerra e delle risposte armate ai conflitti.
Purtroppo un passante ha definito ‘putiniano’ una persona del movimento nonviolento e un altro ha tentato di strappare un cartello, senza che gli agenti, che avevano già preso le generalità dei singoli presenti con bandiera o cartello, intervenissero per riprendere il gesto violento del passante e ne chiedessero i documenti. Altri passanti hanno guardato i cartelli con cenni di approvazione e una ragazzina li ha fotografati. Pur se le persone con bandiera nonviolenta o cartello sono state allontanate dal centro della piazza e i cartelli in qualche misura celati dalla costante vicinanza degli agenti, scritte e bandiere sono rimaste esposte per tutta la durata dell’evento.
L’auspicio degli aderenti al Movimento Nonviolento palermitano, nel buio di questo tempo segnato da un pericoloso ritorno militarista e bellicista, è di tenere accesa la candela della nonviolenza, perché si possa “rimanere umani” e ci si impegni a risolvere i conflitti senza ricorrere alla guerra, ‘inutile strage’.
Un dettaglio: il 'signore' che ha strappato il cartello ha commentato "Visto che loro (la polizia) non lo può fare, lo faccio io" . Poiché l'agente silente in questione ha definito 'provocatoria' la nostra presenza in quella piazza e a quell'ora, la sua astensione dall'intervenire è stata ragionevolmente causata dalla condivisione delle motivazioni del 'signor' passante (un 'milite ignoto' più propenso ad applaudire chi va in guerra che a recarvisi).
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