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In primo piano

Strategie dell'azione nonviolenta: il dialogo

Jean Goss        Il dialogo è l’arma più leggera e facile della nonviolenza. Il nonviolento non abbandona mai il dialogo. Ma se il dialogo viene rifiutato lui arriva addirittura a provocarlo. (…)      Ho partecipato al primo convegno tra cristiani e marxisti dell’Est e dell’Ovest che si è tenuto a Salisburgo. (…)      C’erano quasi 400 tra marxisti e cristiani dell’Est e dell’Ovest. C’erano uomini importanti. Dopo due giorni ero esausto. Dissi a mia moglie: «Non ne posso più» (…) Allora chiesi la parola. Dissi pressappoco così: «Abbiamo voluto fare un dialogo fra cristiani e marxisti. Va bene. Questo è il primo passo sulla strada del dialogo. Ma cosa abbiamo fatto per due giorni? Due monologhi.  Cioè i cristiani sono venuti alla tribuna e hanno detto tutti i crimini, tutti i gulag, tutti i massacri che hanno fatto i marxisti. Ed in seguito hanno esposto la loro verità di cristiani. I marxisti a loro volta hanno preso la parola ed hanno parlato delle crociate, delle guerre sante, di tut

XXVII Convegno Movimento nonviolento: Relazione del Presidente Mao Valpiana

        "Eccoci qui, amiche e amici, a dare vita al 27esimo Congresso dalla nascita del Movimento Nonviolento, avvenuta il 10 gennaio 1962. A causa della pandemia era da ben sei anni che non ci riunivamo fisicamente insieme. E' dunque anche una festa oltre che un momento importante di lavoro.
Il titolo dice gia' molto "Obiezione alla guerra, oggi!". E' l'imperativo categorico per gli amici della nonviolenza, che guida la ragione e ci porta all'azione. Una legge morale che guida la coscienza: Obiezione alla guerra, opposizione integrale alla guerra e alla sua preparazione, dice la nostra Carta.
     Il sottotitolo, "Priorita' della nonviolenza", definisce il metodo con il quale vogliamo perseguire i nostri obiettivi, e nel contempo ci carica della responsabilita' di indicare, noi, quali sono le priorita' che la nonviolenza chiede per la realta' di oggi.
E' dunque la Campagna di Obiezione alla guerra il focus centrale di questo Congresso, la campagna che ci vede impegnati da due anni, lanciata subito dopo l'invasione russa dell'Ucraina, gia' il primo marzo del 2022.
    E' stata la prima risposta immediata, ma nel solco della nostra tradizione: il sostegno e la solidarieta' internazionale agli obiettori di coscienza, cosi' come nel  secolo scorso facemmo con gli obiettori nella Spagna di Franco o gli obiettori nella Grecia dei colonnelli, e come gli inglesi della WRI fecero per sostenere Pinna e Capitini nell'Italia del 1949. E' dunque un lungo filo che ci porta da allora ad oggi, grazie soprattutto ai rapporti internazionali che abbiamo costruito con il BEOC e la WRI. Grazie a Daniele Taurino che cura e mantiene questi rapporti!
La Campagna possiamo raccontarla anche in cifre: raccolti fino ad oggi piu' di 65.000 euro; le voci di uscite, finora di 33.000, euro sono state per aiuti umanitari, per la carovana Stop The War Now con cui siamo andati a Kiev per prendere contatti e portare contributi finanziari al movimento ucraino, a quello russo e bielorusso; abbiamo sostenuto le spese del tour delle tre attiviste e del coordinatore degli obiettori russi; abbiamo patrocinato la missione dell'avvocato Canestrini; abbiamo sostenuto le difese legali di obiettori ucraini e bielorussi; e poi la stampa e diffusione del numero speciale di Azione nonviolenta, la manifestazione davanti alle tre ambasciate in Italia.
Questa campagna prosegue, ha l'obiettivo politico di ottenere dall'Unione europea e dal nostro governo il riconoscimento dello status giuridico di rifugiati politici, per gli obiettori di coscienza, disertori e renitenti alla leva in fuga dai paesi coinvolti nei conflitti. Da oggi questa campagna si allarga al sostegno agli obiettori israeliani e agli oppositori nonviolenti palestinesi.
      Nell'ambito di questa campagna abbiamo conosciuto la nostra amica Olga Karatch, bielorussa, che oggi e' qui con noi e che ieri alla Camera e' stata insignita, su nostra proposta, del prestigioso Premio Internazionale Alexander Langer 2023. Grazie Olga, dell'onore che ci fai con la tua amicizia.
Con questo Congresso, il Movimento Nonviolento partecipa alla mobilitazione nazionale del 24 febbraio per il "Cessate il fuoco, in Ucraina e in Palestina" convocata da Rete italiana pace e disarmo, e dalle due coalizioni Europe for Peace e AssisiPaceGiusta.
Siamo parte fondativa e integrante di queste organizzazioni.
Dalla sua nascita (anzi, proprio per favorirla) nel settembre del 2020, abbiamo assunto il gravoso compito di gestire la segreteria amministrativa della Rete italiana Pace e Disarmo (che riuniva le eredita' della Rete Disarmo e della Rete della Pace). Siamo entrati come Movimento anche nell'esecutivo nazionale. La rete, che conta ora piu' di settanta associazioni grandi e piccole, sindacati e ong, rappresenta sicuramente la piu' importante e vasta realta' organizzata del pacifismo italiano, e possiamo dire anche europeo. E' un lavoro di cui dobbiamo andare fieri; ci e' costato molto, moltissimo, in termini di energia e risorse messe a disposizione ma siamo contenti di averlo fatto, perche' cosi' abbiamo realizzato in pieno quello che era l'impegno assunto due congressi fa, a Roma nel 2017, in cui ci ponevamo questo obiettivo, esplicitato nella mozione "Noi siamo le nostre relazioni". Relazioni importanti e fruttuose le abbiamo realizzate con molte delle associazioni amiche con cui lavoriamo e ci confrontiamo quotidianamente. Il valore aggiunto che portiamo in queste relazioni e' l'attenzione al metodo della nonviolenza. Tra le tante associazioni con cui lavoriamo bene, molte delle quali oggi qui presenti, e ringraziamo, ne citero' solo una - per non mancare di rispetto a nessuno - ed e' la Cgil, il piu' grande sindacato italiano, che oggi ci ospita in una sua struttura, e con la quale abbiamo fatto un cammino di crescita. Negli anni '80 con il sindacato ci scontravamo, anche duramente, sul tema dell'industria bellica, dell'attenzione alla occupazione ma non alla riconversione, e oggi, invece, registriamo come la riflessione e la pratica della cultura della pace sia al centro della politica della Cgil, e questo e' indubbiamente il frutto del lavoro che insieme facciamo nella Rete Pace Disarmo. Grazie a Maurizio Landini per tutto questo!
     
      Ma qual e' lo specifico del Movimento? Cosa giustifica la nostra presenza, la nostra azione, la nostra esistenza? La prima risposta sta nel manifesto murale scritto da Capitini nel 1962 e fatto affiggere nelle citta': "Al Movimento aderiscono pacifisti integrali, che rifiutano in ogni caso la guerra, la distruzione degli avversari, l'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Il Movimento prende iniziative per la difesa e lo sviluppo della pace e promuove la formazione di Centri in ogni luogo". Come attualizzare al 2024 questo programma, con quali strumenti dell'oggi, e in un contesto d'attualita' e di realta' cosi' drammatico per il futuro dell'umanita' e del pianeta stesso, messe a rischio dalle guerre e dalla crisi climatica, e' la domanda che ci poniamo.
Noi siamo piccola cosa, possiamo fare poco sul piano pratico, dobbiamo avere piena coscienza dei nostri limiti e delle poche risorse. Ma proprio per questo siamo chiamati - come specifica missione - ad avere un pensiero forte, consci come siamo che l'azione buona deriva solo da un pensiero buono. L'elaborazione culturale della nonviolenza specifica, e' dunque il nostro particolare.
La teoria della nonviolenza, da Gandhi a Capitini, non e' figlia di un dio minore. Grazie anche alla sua elaborazione e attualizzazione, dovuta a maestri come Lanza del Vasto, Jean-Marie Muller, Gene Sharp, Johan Galtung, ma anche a pensatori come Ivan Illich e Alex Langer, oggi il pensiero e la teoria della nonviolenza, la filosofia della nonviolenza, rappresenta quel pensiero forte necessario per affrontare le sfide del presente e del futuro. Dopo i fallimenti delle teorie dell'800 e '900, liberalismo, socialismo, marxismo, l'ideologia nazista, che tutte si sono frantumate proprio sulla questione della guerra, la nonviolenza e' l'idea che puo' muovere il cambiamento necessario per salvare l'umanita'. La nonviolenza, vera novita' dopo il fallimento globale di Auschwitz e Hiroshima, senza complessi di inferiorita' verso altre ideologie, ha saputo elaborare l'alternativa alla guerra, il suo equivalente morale, e il disarmo climatico; e' anche l'unico pensiero che ha saputo affrontare una prospettiva di realta' liberata dalla guerra e dalla morte (le due grandi questioni irrisolte dell'umanita') con la capitiniana compresenza dei morti e dei viventi. Il Movimento e' chiamato ad approfondire sempre di piu', a mantenere la tensione, la produzione di valori, in un metodo aperto e sperimentale. La ricerca continua di coerenza tra mezzi e fini rimane il cuore del lavoro culturale e pratico del Movimento.
Ma tutto questo lavoro, pratico sulle campagne e teorico sul pensiero, chi lo deve fare? In buona sostanza, quando diciamo "noi del Movimento", cosa si intende concretamente?
     Il Movimento Nonviolento e' costituito dai suoi iscritti. Sono loro che lo fanno esistere ed agire. Ma il Movimento non e' solo la somma di cio' che sanno esprimere gli iscritti (nel Congresso e negli organi esecutivi). Il Movimento assume la forma che e' stata prefigurata dalla sua Carta ideologico-programmatica ed ora definita nella nuova forma di Statuto che approveremo piu' tardi. E cio' che il Movimento produce oggi, e' anche il risultato della sua storia. La Carta, la storia, gli iscritti singoli e in gruppi nei Centri territoriali, del Coordinamento e del Direttivo. Sono questi gli elementi centrali che fanno la politica del Movimento e che il Congresso Nazionale deve valorizzare, per migliorare il nostro agire collegiale. Ma i numeri sono impietosi: gli iscritti (cioe' chi si assume la responsabilita') sono 256; gli abbonati (cioe' chi sostiene davvero la rivista) sono 365 e i donatori (cioe' chi non puo' fare ma finanzia) sono 90. E' pur vero che non e' nel nostro stile fare proselitismo, che non abbiamo mai cercato di aumentare le tessere solo per fare numero, ma che l'iscrizione al Movimento Nonviolento e' un atto di coscienza, una forma di persuasione; tuttavia c'e' da pensare ad un miracolo (per i credenti) o ad una magia (per i laici) se tutto questo lavoro e' il frutto dell'agire di cosi' poche persone. Ci sono, e' vero, moltissimi simpatizzanti che danno una mano, e il Movimento gode di una grande credito che convoglia energie e risorse, ma dobbiamo puntare ad una maggior valorizzazione del tesseramento.
I punti di forza su cui si regge il Movimento sono la segreteria operativa (costituita da una sola persona assunta a tempo pieno) e la comunicazione (costituita dalla rivista e dal sito). Ci saranno delle relazioni specifiche a parte su questi punti, ma una valutazione politica la devo fare.
La nostra Segreteria, va assolutamente potenziata. Al lavoro ordinario (gia' di per se' oneroso), si e' aggiunto il lavoro come segreteria amministrativa e operativa della RiPD. Negli ultimi due anni emergenze continue (la Campagna Obiezione alla guerra, le iniziative nazionali delle coalizioni Europe for Peace e AssisiPaceGiusta) hanno raddoppiato o triplicato il carico di lavoro, a volte dovendo trascurare proprio il lavoro ordinario per il Movimento, che per noi e' invece fondamentale.
Bisogna quindi che i Centri si facciano carico di una parte del lavoro nazionale, per distribuire e decentralizzare. Grazie a Caterina per il lavoro insostituibile che svolgi!
Azione nonviolenta, la nostra amata rivista, compie 60 anni di vita. Dobbiamo registrare che a fronte di un continuo miglioramento nei contenuti e nella proposta editoriale, non ha mai fatto seguito un aumento della diffusione. Anzi, con la crisi che ha investito tutte le riviste cartacce, anche noi abbiamo una inevitabile contrazione. E' giunto il momento di un cambio di passo. Dopo 40 anni di mia direzione (che mi era stata affidata da Pinna, con la promessa di mantenere accesa la fiammella a qualsiasi costo), ci sono ora le condizioni per un rinnovamento totale. La rivista avra' una nuova redazione, un nuovo direttore, sviluppera' le due versioni cartacea e on line. Il 2024 sara' un anno di transizione e sperimentazione e poi dal 2025 avremo la nuova Azione nonviolenta. Questo processo di adeguamento ai tempi e rinnovamento, sta avvenendo anche per il sito, che e' ormai il volto con il quale il Movimento Nonviolento si presenta al pubblico, il primo approccio per chi ci cerca sul web.
     Tutto questo, naturalmente, non ci esime dal lavoro militante sul territorio, dal fare i banchetti, dal contatto diretto e fisico con l'opinione pubblica, con la gente.
Dopo i punti di forza, devo pero' parlare anche dei punti di debolezza. Uno e' rappresentato sicuramente dalle nostre proprieta' che nei decenni abbiamo acquisito con la politica delle sedi, che proprio Capitini ha inaugurato con la sede di Perugia. Le nostre proprieta' immobiliari, la sede di Verona, la sede di Brescia e la sede di Ghilarza, rappresentano un patrimonio fondamentale, ma sono diventate anche un problema di gestione. I tempi sono cambiati e la sede, gli uffici, i luoghi di riunione, hanno caratteristiche ed esigenze molto diversa da quelle che erano 50 anni fa. Mantenere, gestire, ristrutturare, il nostro patrimonio immobiliare, e' un onere e un problema non piu' rinviabile.
L'altro punto di debolezza, dunque da correggere, e' una certa mancanza nel ricambio generazionale. Non sono un appassionato della retorica giovanilistica, i giovani facciano il loro percorso, con i loro linguaggi, con i loro errori e le loro speranze, cosi' come abbiamo fatto noi ai nostri tempi, rifiutando allora il paternalismo degli adulti. Non tocca a noi andarli a cercare o corrergli dietro. In ogni caso non ce la faremmo. Dobbiamo pero' creare le condizioni perche' possano trovare, se lo vogliono, una casa nel Movimento. Dopo la mia generazione c'e' quella dei quarantenni e dei trentenni che hanno assunto anche ruoli di dirigenza del Movimento, ma ragazzi ventenni non li vediamo da tempo; anche se interessati e attivi sulle questioni della pace e dell'ambiente, vanno ad esprimersi da altre parti, in altri contesti. Un'occasione di un ulteriore abbassamento dell'eta' media e dunque di rinnovamento, noi ce l'abbiamo con il Servizio Civile Universale. Su questo abbiamo investito moltissimo nei decenni, insistendo soprattutto sul ruolo di "difensori civili" che i ragazzi assumono nei 12 mesi di servizio e sul legame stretto tra obiezione di coscienza e servizio civile. Il nostro lavoro con la CNESC, e saluto la presidente Laura Milani, e' fondamentale. Ma dobbiamo ora lavorare per creare le condizioni affinche' alcuni di loro possano, finito il Servizio, rimanere come militanti e volontari nel Movimento, portando tutta la loro sensibilita', il loro entusiasmo e le loro nuove forme aggregative. Questo e' il nostro compito anche come educatori, ed educatori alla pace.
Dopo i giovani, il futuro, il pensiero va a chi non c'e' piuì, il passato.
Ci soffermiamo a ricordare, fare memoria, e sentire con noi gli amici che negli anni hanno fatto parte del Comitato di Coordinamento del Movimento, e che ci mancano tanto: Davide Melodia, Nanni Salio, Marco Baleani, Piergiorgio Acquistapace, Pietro Pinna, Alberto l'Abate, Luciano Capitini, Sandro Canestrini, Rocco Pompeo, Stefano Guffanti, Fabio Guglielmi, Daniele Lugli. Loro ci aiutano  e chiedono di concentrarci sul garantire la tenuta del Movimento. La loro non e' solo una mancanza affettiva, ma e' proprio anche una mancanza del loro lavoro, della loro sapienza e capacita'. Il lavoro specifico che facevano, ora chi lo fa? Non sempre siamo riusciti a supplire, c'e' bisogno di farlo. Per questo chiediamo l'aiuto di tutti e confidiamo nella forza della compresenza.
Parlando di memoria, ricordo qui che quest'anno cade il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti per mano fascista. Matteotti, obiettore di coscienza, Matteotti antimilitarista, Matteotti antifascista. Noi abbiamo il nostro prezioso Quaderno di Azione nonviolenta, uno degli ultimi lavori del nostro Presidente Emerito Daniele Lugli su questa nobile figura, da presentare come un esempio virtuoso di nonviolenza attiva.
Mi avvio alla conclusione, con alcune note sull'attualita' di queste ore, e su alcuni temi di cui discuteremo nel dibattito del pomeriggio, per prendere insieme le necessarie decisioni.
Siamo nel pieno di una aggressiva propaganda bellica. Il clima che ci circonda e' brutto, in certi momenti fa davvero paura, preoccupa, si rischia di sentirsi sfiduciati, ma noi sappiamo che la nonviolenza, anche quando sembra perdente, e' come un fiume carsico, scorre comunque, si alimenta, c'e' anche se non la vedi, e ad un certo punto rispunta. In questi giorni la mobilitazione pacifista in atto vede coinvolte piu' di 110 citta' mobilitate con oltre 120 eventi censiti, segno di una grande vivacita' e diffusione e attivismo dei gruppi locali, che si riconoscono in un movimento unico che vede nella nostra Rete e nelle nostre coalizioni un punto di riferimento sicuro e autorevole proprio perche' non nasce dal nulla, non si sveglia oggi, ma e' frutto di un lungo lavoro, continuativo, competente, coerente. C'e' bisogno di unita' nel movimento per la pace, per avere piu' forza ed essere piu' convincenti, oltre che convinti.
     E qui vogliamo esprimere la nostra piena solidarieta' agli studenti pisani che ieri sono stati manganellati dalla polizia. Non possiamo tacere. La polizia, cioe' lo Stato, deve garantire e tutelare il diritto di manifestazione. Se quel corteo non era autorizzato (come non erano autorizzati i trattori in citta', ma sono stati tollerati), si apre una trattativa tra manifestanti e questura, non si manganellano giovani studenti minorenni! E' una deriva che va fermata subito. Il  Congresso del Movimento Nonviolento chiede che il Ministro dell'Interno si assuma la responsabilita', faccia chiarezza e condanni gli eccessi delle forze dell'ordine, o si dimetta. Apprezziamo la risposta civile che ieri sera ha espresso l'intera citta' di Pisa, e oggi il Presidente della Repubblica!
Oltre alle manifestazioni della piazza, noi pero' cerchiamo sempre anche un'aggiunta nonviolenta della singola persona, perche' - come ci insegna Capitini - al centro dell'azione c'e' la persona, la coscienza. Tra le iniziative lanciate in questi giorni mi piace segnalare il digiuno di assunzione di responsabilita' e di dialogo intitolato "Fermate la strage - Cessate ogni fuoco", iniziato a Mestre il giorno delle Ceneri da due amici della nonviolenza, Bernardino e Carlo, con la proposta che altri proseguano a staffetta. E' un'iniziativa che puo' espandersi, che utilizza una delle tecniche della nonviolenza, di purificazione e lotta, che come Movimento potremmo assumere e rilanciare, come atto semplice, alla portata di tutti, segno che non ci arrendiamo all'impotenza.
Il movimento per la pace si muove per campagne. Noi come Movimento Nonviolento abbiamo da sempre un criterio, che e' anche uno stile di lavoro, che ci fa aderire e partecipare ad una campagna solo se davvero siamo in grado di essere attivi e di portare il nostro contributo di partecipazione attiva. Non si puo' dunque aderire a tutte le campagne, solo perche' se ne condivide l'obiettivo. C'e' poi il criterio che una campagna deve essere sostenibile, verificabile negli obiettivi a lungo, medio e breve termine.
Le Campagne alla quali stiamo partecipando, oltre a quella di Obiezione alla guerra, nella sua dimensione europea e italiana - di cui abbiamo ampiamente parlato -, sono la campagna Un'altra difesa e' possibile, la Campagna per la riduzione delle spese militari con l'Osservatorio Milex di cui siamo partner, la rete europea ENAAT contro il commercio di armi (e in Italia la campagna per la difesa della Legge 185/90), la campagna "Italia ripensaci" (parte italiana di quella mondiale Ican per la messa al bando delle armi nucleari) e con Opal e Ripd la campagna sulla fiera delle armi, prima Hit Show a Vicenza, ora EOS a Verona). C'e' poi da registrare la partecipazione del Movimento Nonviolento al Forum per lo sviluppo sostenibile e al Consiglio nazionale giovani, alla Rete Giovani Pace e Sicurezza. Ce n'e' abbastanza.
E a proposito di campagne, ci stiamo avviando alla campagna elettorale per le prossime elezioni europee di giugno. Le nostre analisi e proposte per l'Europa sono conosciute. Ne abbiamo parlato anche nel dibattito di ieri su Europa democratica, ecologia e nonviolenta. Ma il momento elettorale ci mette comunque davanti ad una scelta. Come Movimento Nonviolento abbiamo sempre avuto dialogo e rapporto con partiti e liste. E' accaduto anche, in passato, che qualcuno di noi si coinvolgesse in competizioni elettorali, ma sempre e solo a titolo personale, non sposando mai in toto nessun partito, mantenendo aperto il confronto tematico con tutti.
Il movimento per la pace lavora per campagne, per obiettivi specifici da raggiungere, e lavora anche (e forse soprattutto) sul piano culturale, in modo trasversale, coinvolgendo di volta in volta settori diversi della societa'; e' un movimento che ha posto la "questione pace" al centro dell'agenda politica, chiedendo ai partiti e alle istituzioni di assumere posizione, di fare propri i nostri obiettivi. E' dunque un movimento ampio a articolato, che certamente non puo' (e non deve!) essere schiacciato nell'imbuto di una lista elettorale. Il movimento per la pace rappresenta se stesso, e non puo' confinare questa idea in una lista o un partito specifico.
    Rispettiamo ogni scelta, il dibattito resta aperto nell'interesse comune di favorire la partecipazione democratica al voto per il futuro della nostra Europa.
Infine. Il Congresso si concludera' domenica con la presenza, per chi lo vorra', in piazza San Pietro al momento dell'Angelus di Papa Francesco, per portare il nostro contributo alla campagna contro la guerra, contro tutte le guerre, che riconosce nel pontefice l'unica leadership internazionale che sa dire parole di pace, disarmo e nonviolenza. E' una scelta consapevole, che non smentisce in alcun modo la natura laica del nostro Movimento. Anzi, in un certo senso e' il completamento di un dialogo che Aldo Capitini (il libero religioso Capitini, lo sbattezzato Capitini, i cui testi vennero messi all'indice dei libri proibiti) apri' con la Chiesa cattolica. Nel 1966 scrisse il libro Severita' religiosa per il Concilio in cui lamentava che l'Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII e il Concilio di Paolo VI furono troppo tiepidi sull'obiezione di coscienza e non presero nessuna posizione sulla nonviolenza. Anche don Lorenzo Milani nel 1965 lamentava che "La nonviolenza non e' ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa".  Capitini defini' questa "un'occasione persa", e scrisse "Resta ai cattolici dopo il Concilio un grave compito, anche in questo campo, e io sono sicuro che vi saranno molti che lo affronteranno con grande sincerita' e serieta'; ma gli esseri sono piu' delle istituzioni; i cattolici, con nuovo fervore, cercano, incontrano, discutono, s'impegnano".
Dopo 60 anni la nonviolenza e' diventata il cuore della pastorale del pontificato. Papa Francesco, nella lettera "Laudato si'" pone il tema della nonviolenza verso la natura, l'ambiente, il creato, con la lettera "Fratelli tutti" pone la questione della nonviolenza tra gli uomini, la pace, la guerra.
"La nonviolenza: stile di una politica per la pace" e' il titolo della giornata mondiale per la pace del 2017, ed e' la prima volta che la nonviolenza specifica viene presentata come scelta preferenziale in un documento pontificio. Nel luglio del 2022 Papa Francesco ha indicato ai giovani europei la figura di Franz Jaegerstaetter (obiettore di coscienza antinazista che rifiuto' il giuramento e il servizio militare) come modello da seguire. Quello che Capitini voleva dalla Chiesa, si e' realizzato.
Domenica, da laici, andiamo a riconosce questa alleanza, andiamo a sancire un patto per la comune direttrice d'azione: l'opposizione integrale alla guerra."

Mao Valpiana, Roma 24 febbraio 2024

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