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La coscienza dice NO alla guerra

       "La cinquantina di guerre attualmente in corso sulla faccia della Terra possono provocare o assuefazione (ed è ciò che avviene nella maggioranza degli esseri umani non coinvolti direttamente) o sconforto emotivo (ed è ciò che avviene in sparute minoranze di persone più sensibili). Ma è possibile un terzo tipo di reazione, combinato disposto di lucidità mentale e di sincera compassione per la sofferenza dei viventi: attrezzarsi per una gestione nonviolenta dei conflitti in atto e, soprattutto, per prevenire gli imminenti. Cosa significa davvero gestione nonviolenta di un conflitto? E’ una via praticabile o un sogno irrealizzabile? Ci sono precedenti storici convincenti? Cosa può fare il cittadino “comune” per condizionare le scelte politiche dei governi nazionali?      A queste e altre domande risponde l’ultimo, corposo, dei quaderni “Satyāgraha” (pubblicati da anni dal Centro Gandhi di Pisa) intitolato La coscienza dice no alla guerra . Per un r...

Strategie dell'azione nonviolenta: il dialogo

Jean Goss
       Il dialogo è l’arma più leggera e facile della nonviolenza. Il nonviolento non abbandona mai il dialogo. Ma se il dialogo viene rifiutato lui arriva addirittura a provocarlo. (…)
     Ho partecipato al primo convegno tra cristiani e marxisti dell’Est e dell’Ovest che si è tenuto a Salisburgo. (…)
     C’erano quasi 400 tra marxisti e cristiani dell’Est e dell’Ovest. C’erano uomini importanti. Dopo due giorni ero esausto. Dissi a mia moglie: «Non ne posso più» (…) Allora chiesi la parola. Dissi pressappoco così: «Abbiamo voluto fare un dialogo fra cristiani e marxisti. Va bene. Questo è il primo passo sulla strada del dialogo. Ma cosa abbiamo fatto per due giorni? Due monologhi.  Cioè i cristiani sono venuti alla tribuna e hanno detto tutti i crimini, tutti i gulag, tutti i massacri che hanno fatto i marxisti. Ed in seguito hanno esposto la loro verità di cristiani. I marxisti a loro volta hanno preso la parola ed hanno parlato delle crociate, delle guerre sante, di tutto quanto di male hanno fatto i cristiani, e poi hanno parlato della loro verità di marxisti. Allora potremmo continuare a chiacchierare per un sacco di tempo qui, ma senza riuscire a concretizzare niente. Il dialogo è esattamente il contrario. Prima di tutto è scoprire la verità dell’altro».
      Ogni uomo ha una verità, dal momento che è stato creato da Dio, e Dio non crea gli uomini a macchina. Dio crea personalmente nel suo atto d’amore ogni uomo e gli dona una vocazione. Lo crea con una finalità e questa è la sua verità. Quindi ogni uomo, sia credente che ateo, fa parte della Verità che è Dio. Quando siamo intolleranti siamo violenti. Anche la Chiesa cattolica, quando pensa di avere il monopolio della Verità, diventa violenta. Quindi per il nonviolento la prima cosa da fare quando vuole dialogare col proprio nemico o avversario è credere di poter scoprire questa verità.
     E quando l’ha scoperta, gli può e gli deve dire: «Io ho scoperto questo e questo in te, ed è magnifico». In questo modo, nell’accoglienza dell’altrui verità, si prepara l’accoglienza della propria verità da parte dell’altro. Qualche volta egli ha tradito la sua verità così tanto che è difficile scoprirla.  Ma quando si scopre la verità e la si dice, egli scopre, o riscopre, la propria vocazione, cioè perché è stato creato.
    Secondariamente, occorre vedere come noi abbiamo disconosciuto la verità dell’altro, o addirittura le siamo stati infedeli, l’abbiamo tradita. E se abbiamo fatto questo dobbiamo dirglielo. Vedete bene che se si affronta l’avversario in questo modo si genera un rapporto diverso che se lo si affronta in modo violento.

Jean Goss, La nonviolenza trasforma la vita, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2018 (pag.71,73,74)

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