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Anche Gandhi, oggi, avrebbe inviato armi all'Ucraina?

         “In No alla guerra ma le armi vanno inviate (La Stampa, 6.3.22) il teologo Vito Mancuso aveva arruolato, a favore dell’invio di armi all’Ucraina, addirittura Gandhi. La sua riflessione impiantava il problema, sostanzialmente, nei soliti termini dicotomici di scelta tra aiuto militare e nessun aiuto concreto. Evitava, cioè, la domanda fondamentale: se esistano altri modi possibili per sostenere un popolo invaso.      Il che, nel caso in cui si citi il maestro della nonviolenza, dovrebbe essere, a mio parere, proprio la prima domanda. Invece, in linea con il comune pensiero non-nonviolento , Mancuso cercava argomenti che giustificassero il ricorso alla violenza (ovviamente, violenza di difesa). In quest'ottica, egli citava il ben noto passo di Gandhi in cui, appunto per chiarire il dovere, in certi casi perfino di uccidere, viene ipotizzato il caso di un pazzo, cioè di una persona con cui non si riescano a trovare modi di interazione intell...

Peacelink a Bari: Vogliamo prepararci alla Pace, non alla guerra



"Oggi Bari non è solo una città : è  il cuore pulsante di un'Italia che non si rassegna alla logica del riarmo. In piazza si raccoglie un popolo composito e consapevole, espressione di oltre cento realtà tra gruppi, associazioni, sindacati, comunità religiose, forze politiche, comitati locali e amministrazioni comunali di tutta la Puglia. E' una mobilitazione radicata nel territorio, pluralista e unitaria al tempo stesso. Una voce collettiva che sale da sud per dire no a un'Europa sempre più militarizzata.
A fare da ossatura a questa piazza sono i sedici comitati locali per la pace, attivi nelle sei province pugliesi, affiancati da quelli di Matera e Potenza. La presenza così capillare di presidi di pace testimonia che esiste - ed è viva - un'altra Italia: quella che non si lascia narcotizzare dalla propaganda bellicista, quella che rifiuta l'assuefazione quotidiana al linguaggio della guerra.
Oggi, mentre l'Unione Europea pianifica di spendere 800 miliardi per il riarmo, questa piazza chiede investimenti per il Sud e lo stato sociale. Mentre Ursula von der Leyen parla apertamente di "prepararsi alla guerra", mentre a Bruxelles si presenta un kit di sopravvivenza e a Parigi si ipotizza l'invio di truppe, a Bari oggi si afferma il diritto alla pace, al dialogo e alla costruzione di un futuro diverso.
Siamo a un bivio cruciale. Si è formato, nell'arco politico europeo, un vero e proprio partito trasversale della guerra, che attraversa le tradizionali appartenenze ideologiche e procede compatto verso la militarizzazione dell'economia, delle istituzioni, delle coscienze.
Ma questa giornata dimostra che c'è chi non ci sta. C'è chi alza la voce contro l'uso dei fondi pubblici per sostenere l'industria bellica. E' terribile che la Banca Europea, con investimenti bellici, divenga il motore finanziario di un'economia di guerra. E' inammissibile che le emergenze sociali e ambientali vengano messe in secondo piano, mentre si costruisce l'ennesima macchina di morte.
Gli organizzatori della manifestazione di oggi vogliono opporsi al piano di riarmo e all'invio di armi e truppe nella guerra in Ucraina; come pure all'acquisto - che il parlamento italiano si appresta a varare - di altri venticinque F35, per una spesa di 7 miliardi di euro.
Bari, oggi, è la capitale morale di un'Italia che ha memoria e coscienza. Di un Sud che pagherà un prezzo altissimo all'economia di guerra e che pertanto oggi rivendica un destino diverso. Questo grido di pace non è isolato, ma diventerà parte di un'onda capace di attraversare il Paese e di scuotere le coscienze. Perchè l'unico piano strategico di cui abbiamo bisogno vive nella nostra Costituzione.
Non ci vogliamo preparare alla guerra. Ci vogliamo preparare alla pace".

Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink 

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