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La guerra non è mai una soluzione

       Lo scorso 17 febbraio, all’età di 93 anni, ci ha lasciati Johan Galtung, fondatore e pioniere della ricerca scientifica per la pace. Ho incontrato una sola volta di persona Galtung partecipando ad un seminario/laboratorio che svolgeva – lui che aveva avviato i Peace studies internazionali e fondato il PRIO-Peace Research Institute di Oslo, insegnato nelle maggiori università del pianeta e fatto il consulente per le Nazioni Unite – all’interno di una sala civica di un quartiere a Bologna, agli inizi degli anni 2000. E per spiegare la “trascendenza” del conflitto – spiazzando tutti con la sua ironia – aveva posto la questione dell’arancia contesa da due bambini e delle possibili soluzioni, dimostrando che sono molto più di due, se solo si va oltre la superficie del conflitto e si indagano i bisogni profondi di ciascuno dei confliggenti. Per le note biografiche su Galtung rimando al profilo pubblicato su Azione nonviolenta e ai molti articoli usciti sul sito web del Centro studi Se

Fermare la guerra in Ucraina, prima che sia troppo tardi

 (dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, pubblicato il 18.10.22 e diffuso da Peppe Sini nel giornale telematico: Telegrammi della nonviolenza in cammino, n. 4634 del 26 ottobre 2022) 

"Il tema di come affrontare e fermare la guerra in Ucraina continua a essere molto controverso e divisivo.
C'e' una narrazione che sostiene l'inesistenza di altre opzioni realisticamente possibili, al di fuori del sostegno armato agli Ucraini e alle loro posizioni, dell'inasprimento delle sanzioni contro Putin, fino alla resa di Mosca, per ripristinare la situazione precedente l'aggressione russa all'Ucraina.
    Si ritiene, infatti, che solo la strenua resistenza armata contro l'aggressore possa portare alla pace, attraverso la sconfitta di chi ha compiuto un atto di violazione di tutti i principi del diritto internazionale.
    Peccato, pero', che questo approccio, che ha certamente delle ragioni dalla sua parte, si focalizzi essenzialmente sulla dinamica della guerra e se si segue la logica bellica l'esito non puo' che essere l'escalation, fino alla reciproca distruzione (l'ultimo stadio dell'escalation individuato da F. Glasl (1)). Se, infatti, da ciascuna parte si persiste a rispondere con la vendetta alla violenza subita da parte del "nemico", si perde progressivamente di vista il problema di fondo e la guerra prende il sopravvento, diventando incontrollabile, fino alle estreme conseguenze.
Anche nel caso che non si dovesse giungere fino a cio', una vittoria militare non porterebbe alcuna pace, ma porrebbe solo le basi per un prossimo conflitto.
    C'e', pero', una diversa narrazione, basata su alcuni punti fermi, che schematicamente si possono riassumere come segue:
1. Il grave atto di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina non e' in alcun modo giustificabile, ma non nasce dal nulla. E' un evento in risposta alla strategia NATO di espansione a Est, e in particolare all'inserimento dell'Ucraina come pedina essenziale dell'alleanza occidentale, data la sua posizione strategica tra Asia ed Europa. Questa situazione geopolitica, insieme a tensioni interne all'Ucraina nella regione del Donbass, ha creato instabilita' e violenze fin da prima del 2014, quando ci fu l'annessione della Crimea da parte della Federazione russa e gli accordi di Minsk 1 e Minsk 2 (2015), non implementati. Il contesto e' dunque quello della guerra come frutto della politica di potenza per la spartizione del mondo in aree di influenza geopolica, nella ricerca di nuovi equilibri mondiali, tra Occidente, Federazione russa e Cina, insieme ai paesi emergenti.
2. Nel primo mese dell'invasione russa si sono svolti colloqui tra le delegazioni russa e ucraina, che erano giunte a una bozza di piano di pace in 15 punti. Fonti ucraine e russe hanno rivelato che i governi di Regno Unito e Stati Uniti hanno giocato un ruolo decisivo nel silurare quelle prime prospettive di pace.
Angela Dogliotti
    Secondo l'ex Assistente Segretario Generale delle Nazioni Unite Michael von der Schulenburg "mentre la Russia e' sicuramente responsabile dell'avvio dell'attacco illegale contro l'Ucraina, e' la NATO che e' responsabile del prolungamento della guerra" per aver interrotto i negoziati di marzo, che prevedevano un ruolo neutrale dell'Ucraina in cambio del ritiro delle forze di occupazione russe. "Di fronte alla possibilita' di un'Ucraina neutrale, la Nato ha indetto un vertice straordinario il 23 marzo a Bruxelles... e ha chiesto il ritiro incondizionato di tutte le forze russe dai territori ucraini" (2) Richiesta che risponde alla logica della sconfitta del nemico, non certo alla ricerca della pace.
3. Cercare la pace o puntare a vincere la guerra presuppongono, infatti, due diverse strategie di azione. Se si punta alla pace non ci sono alternative ad un serio impegno negoziale, come ha sostenuto un gruppo di diplomatici non piu' in servizio attivo: "E' vitale delineare una proposta di mediazione credibile che, partendo dagli accordi di Minsk, tracci un percorso per giungere a un negoziato globale guidato dai principi di sicurezza in Europa. Devono essere ribadite le linee ispiratrici della coesistenza e della legalita' internazionale: ossia l'inaccettabilita' dell'uso della forza per l'acquisizione di territori, l'autodeterminazione dei popoli, la protezione delle minoranze linguistiche europee. Primo obiettivo e' il cessate il fuoco e l'avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire:
- al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni;
- alla definizione della neutralita' dell'Ucraina sotto tutela ONU;
- allo svolgimento di referendum gestiti da Autorita' internazionali nei territori contesi.
La convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa sara', infine, lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei" (3).
In sintonia con questa prospettiva, i movimenti pacifisti e nonviolenti che aderiscono alla Rete italiana pace e disarmo (RIPD) hanno indetto le giornate di mobilitazione del 21-23 ottobre e la manifestazione nazionale a Roma il 5 novembre prossimo.
Cessate il fuoco subito – negoziato per la pace. Mettiamo al bando tutte le armi nucleari, solidarieta' con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre
"Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano la pace: tendono a diventare permanenti ed a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace e' giusta. Le guerre le fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli" (4).
In questo momento, sono coloro che, da entrambe le parti, si rifiutano di seguire la logica della guerra, a rappresentare una concreta possibilita' di superamento dello stallo e del baratro dell'autodistruzione verso cui la guerra ci sta portando: i resistenti civili, gli obiettori di coscienza ucraini e russi, i disertori, colori che fuggono dalla Federazione russa. Sono loro che rappresentano un ponte tra le parti, gli unici che si parlano senza difficolta'. Sono loro che il movimento per la pace deve sostenere, insieme agli appelli accorati insistentemente lanciati da papa Francesco per una trattativa, insieme alle carovane di pace Stop the War Now, attivate in questi mesi, insieme alle pressioni per un diverso e piu' attivo ruolo dell'Europa nella prospettiva negoziale."
*
Note
1 F. Glasl, Auto aiuto nei conflitti. Modelli, esercizi, metodi pratici, Editpress, 2019 (edizione italiana a cura di Baukloh e Scotto).
2 M. von der Schulenburg, In Ucraina l'obiettivo deve essere la pace e non la guerra, in www.other-news.info
3 Da un post di Domenico Gallo, riportato in Lista Pace Peacelink.
4 Dalla piattaforma Europe For Peace che indice la manifestazione di Roma.

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